Avevo promesso quest’anno, a me stessa, a mio marito, al mondo, che alla Befana ci sarebbero stati pochi e piccoli regali. Che basta con quella marea di scatole di micro mattoncini per costruire tutto e altri giochi di ogni tipo, Babbo Natale aveva esagerato e bisognava porre rimedio. Anche evitando se possibile il colosso delle vendite on line.

Così mi sono recata in un negozio di giocattoli per comprare alcune cose piccole (ma poi neanche troppo, quelli che erano i nostri regali da piccoli) e qualche cosuccia di cartoleria. Dopo qualche giorno è cominciato il rovello, “ma forse sarà poco”, “magari aggiungiamo qualcosa”. Detto fatto, si comprano dei giochi in scatola, si aggiunge qualche dolcetto alla calza. Decrescita della Befana fallita.

Noi genitori terrorizzati dalla delusione

Racconto questo episodio personale di cui pure mi vergogno e che mi costerà anche qualche critica (mi occupo di ambiente) per spiegare un problema comunque reale nella vita dei genitori. La riduzione dei giocattoli, e anche dei vestiti, la cui quantità dopo le feste appare davvero enorme. Ma non è solo Natale e Befana: il fatto è che le feste, con relativi regali o regalini, si sono moltiplicate.

C’è, ovviamente, Halloween, che porta con sé dolci e travestimenti, poi c’è il calendario dell’Avvento, altra trasformazione consumistica di un rito che non prevedeva certo regalini, poi il coniglietto di Pasqua, i compleanni etc.

I bambini memorizzano, si aspettano di ricevere gli stessi regali dell’anno precedente, mettono le mani avanti, talvolta anche in maniera un po’ comica (quest’anno mio figlio mi ha detto, verso i primi di gennaio, che le befana l’anno prima era stata “gentilissima”, come a dire, che non si smentisca).

Noi genitori temiamo la delusione, la frustrazione, vorremmo ovviamente che fossero felici, e ci infiliamo così in una spirale da cui si fa fatica a uscire.

Sempre meno bambini, sempre più regali

Ovviamente, la colpa è nostra. Ma prima di spiegare perché e come si potrebbe fare, vorrei tentare una timida difesa. Anzitutto, i bambini sono sempre di meno. Se c’è un figlio unico, o magari un nipote unico, regali si moltiplicano, anche perché tutti ci tengono a che il proprio sia consegnato. Inoltre, il sistema in cui siamo immersi non aiuta, a partire dalla martellante pubblicità che non sta più tanto nei cartoni animati, ormai visti quasi esclusivamente sulla tv on demand, ma sui video degli youtuber, che, a esempio, fanno una pressione incredibile perché i ragazzi comprino i propri libri e gadget.

Infine, va anche detto che i giocattoli sono qualcosa di allegro, e in un certo senso noi genitori ci auto scusiamo perché fanno felicità, a loro e pure a noi.

Montagne di doni qui, zero altrove: l’ingiustizia più grande

Ma la vergogna resta. Perché guardando quelle scatole ammonticchiate non possiamo fare a meno di pensare, almeno io lo penso sempre, non solo all’inquinamento ambientale – solo lo scotch! solo la carta! – ma anche al fatto che mentre tuo figlio scarta l’ennesimo regalo in qualche parte del mondo ci sono milioni di ragazzini che di regalo non ne hanno mezzo. E per i quali il più piccolo regalino di quelli che tuo figlio sta aprendo sarebbe una festa, almeno per una giornata.

È ovvio che quei regali andrebbero distribuiti, che sono l’evidente simbolo di una gigantesca ingiustizia. Ma è difficile capire, donazioni a parte, come fare per condividere i giochi e farlo in un modo che coinvolga anche i tuoi figli e che non appaia lo stanco rimprovero perché loro hanno troppo e gli altri nulla.

Tempo fa fantasticavo di aprire una specie di ong che facesse arrivare giocattoli ai bambini in condizioni estreme, perché “non di solo pane, ma anche di giocattoli si vive”, pensavo. Ci vorrebbe un sistema, mi dicevo, per cui per ogni giocattolo che compri il sito o il negozio ti spinga a prendere un altro gioco per un bambino non fortunato. Ma a parte che non c’è niente di tutto questo, forse a questi bambini, al momento, serve soprattutto il pane, non il resto, infatti le ong non chiedono giochi, ma latte e alimenti terapeutici.

Più relazioni, e gli oggetti passano in secondo piano

Un altro motivo per cui è difficile fare la decrescita giocattolesca è che non è poi tanto vero che a furia di avere regali i bambini si stufano e non ci fanno nulla. O forse almeno vale per i miei, che giocano con ogni gioco regalato, che passano ore e giorni con quello che gli è arrivato.

E tuttavia così non è possibile andare avanti. Non è sostenibile, né ambientalmente né moralmente e le due cose sono profondamente legate.

Come tornare indietro, allora? Forse bisognerebbe intanto provare a “dematerializzare” quei giochi. Proporre al bambino uno scambio tra un gioco e una esperienza ludica, a esempio, magari da fare con un amico. Già questo potrebbe ridurre la montagna, anche se si tratta sempre di una spesa.

Ma forse questo esempio contiene la chiave. Si potrebbero cioè proporre ai bambini degli scambi tra giochi e incontri, tra beni fisici e relazioni. Cominciare, però, nella vita di tutti i giorni, non a ridosso delle feste, a spostare l’attenzione dei bambini sull’importanza delle relazioni con i loro amici, piuttosto che dei loro “beni”. Aumentare i loro incontri, ma non per forza a fare qualcosa, ormai c’è l’ossessione dei laboratori, del cinema, delle visite guidate, spesso bellissime cose, per carità, ma che impediscono loro di interagire.

Donare i giocattoli usati

Con una vita ricca di relazioni, gli oggetti passano in secondo piano. E, tra l’altro, scambiando le case, i giochi si possono condividere: non c’è niente di più bello per un bambino che far vedere i propri giochi a un amico, non c’è niente di più bello per un bambino che giocare con i giochi di un suo amico. Sarebbe carino poter fare una sorta di Babbo Natale comune, in condivisione, se ogni famiglia non lo vivesse privatamente, con un regalo sotto l’albero per ciascuno e poi il gioco reciproco. Forse bisognerebbe cominciare a essere più fantasiosi (“Quest’anno Babbo Natale arriva a casa di F., domani di G.”: sarebbe emozionante).

Nel frattempo, sicuramente una cosa si può fare. Donare i giocattoli che non servono più e che stanno ammonticchiati lì da anni, anche i libri, le cose integre ovviamente. A volte per i genitori è difficile persino privarsene, perché sono spesso legati a ricordi. a esempio di recente ho regalato una cucinetta e una casa di bambole di legno a cui tenevo molto ma che era veramente ingombrante. Certe volte ancora ci penso e mi sento ridicola. Però su questo ci si può esercitare e ovviamente aiuta sapere a chi verranno dati i giochi. Se poi riuscissimo semplicemente a darli via senza neanche chiedere, sarebbe ancora meglio.

Insomma, prove di decrescita dei giocattoli: regalare quelli in più, dematerializzare le vite dei nostri figli con le amicizie. E se il nostro si lamenterà del fatto che i giochi sono di meno, afferriamolo e portiamolo a giocare con qualcuno. Tutto sarà dimenticato. Forse è più facile di quel che sembra.

Foto di StockSnap da Pixabay

La Svolta.it, 8 gennaio

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