Le parole per il dopo/4: Vegetali

Piccolo vocabolario etico perché tutto tutto ciò che è successo non riaccada

Cos’ha significato per noi la parola dieta in questi ultimo decenni? Sempre e solo una cosa: un regime alimentare scelto da noi tra le varie opzioni offerte dai nutrizionisti e focalizzato unicamente ed esclusivamente sul nostro benessere. Con l’obiettivo di perdere peso, quasi sempre, e diventare più sani, più longevi, più in forma. Incredibilmente, come vedremo anche nella parola salute, le diete mai sono state declinate anche nel senso di far diventare più sano e “in forma” l’ambiente intorno a noi, in cui pure il nostro corpo si muove. Fare la dieta è sempre stata una faccenda esclusivamente privata, come se il nostro corpo fosse chiuso in una bolla, senza interazioni con l’esterno. 

Non conosco nutrizionista che abbia mai aperto, con i propri pazienti, anche la questione di diete compatibili con l’ambiente. Ho visto su giornali e riviste diete letteralmente “saccheggiatrici” dell’ambiente: pesce tre volte a settimana, litri e litri di acqua al giorno, frutti esotici e così via. Milioni di persone in questi anni si sono alzate la mattina con l’unico obiettivo di curare il proprio corpo, come se non fosse un corpo tra i corpi, e della propria salute, come se la propria salute non dipendenze da quella degli altri e del mondo. Stare a dieta è quasi la norma, eppure nessuna dieta, almeno quasi mai, parte rovesciando il punto di vista. E cioè dicendo che l’unico regime alimentare sano è quello che protegge l’ambiente. 

Da questo punto di vista, la scelta è univoca. Non ci sono più diete, ma una sola, come ormai ampiamente dimostrato. Una dieta a base prevalentemente vegetale, dove per vegetale si intenda, semplicemente, carboidrati, meglio integrali, specie il pane, frutta e verdura esclusivamente di stagione e a chilometro zero, meglio se biologica se possibile e se i soldi lo consentono (via dunque tutti quei cibi trasportati via aereo, vedi anche le semplici banane), legumi, frutta secca con moderazione. Ma non per questo dobbiamo diventare tutti vegani. Le proteine animali, tra l’altro, non sono tutte uguali rispetto sia allo sfruttamento del pianeta che della nostra salute. Carni rosse e affettati dovrebbero sparire per sempre dalla nostra tavola, per la sofferenza che provocano ma soprattutto per le emissioni di gas serra e ancor più la devastante deforestazione causata dagli allevamenti e dalle piantagioni di soia utilizzate per mangimi animali. Se delle proteine animali non si può fare a meno, meglio scegliere carni bianche, e poi uova, sempre se possibile biologiche e a chilometro zero. Pesce povero e di stagione. L’importante, sempre per il pianeta e al tempo stesso per noi, è che la quantità di proteine animali sia minima. Porzioni molto piccole mangiate raramente. Il resto, invece, tutto vegetale con immensi benefici per tutti. 

Non c’è ideologia in questa scelta e per questo non può essere tacciata di essere fondamentalista. La dieta su base vegetale non è il frutto di estremismo ma di realismo. Il nostro mangiare deve essere sostenibile, in altre parole non deve produrre deforestazione, distruzione degli ecosistemi, aumento delle temperature. Per questo, abbiamo solo una scelta, che fortunatamente coincide, ma non è un caso, con quello che ci fa stare bene.

Il passaggio è facile per tutti, adulti, bambini. Lasciate le riviste che ogni giorno sfornano una dieta diversa, basandosi su un singolo alimento o tendenza. La dieta possibile è solo una e questo non vuol dire che non sia variata e che non possa regalarci il piacere enorme del nutrirci. Perché avere un corpo magro e tonico in un modo distrutto è una contraddizione che forse solo il virus ci ha fatto capire. Approfittiamone. È facile. È buono. È etico. E segnerà anche la fine di infiniti discorsi sul “food”, a favore della vita. Perché una volta apprese poche regole intuitive, poter finalmente liberarci anche dall’ossessione del cibo – e del discorso sul cibo – e dedicarci a ciò che più ci appassiona. 

#dieta #nutrimento

(31 marzo 2020)