Le parole per il dopo/7: Vento

Piccolo vocabolario etico perché tutto tutto ciò che è successo non riaccada

Ho avuto la fortuna di passare la “quarantena” in una casa di campagna molto isolata, in mezzo a una valle semideserta. La vista degli alberi fuori dalla finestra, l’aria fredda come in città ormai nonché più, la vista delle nuvole, i tramonti, hanno dato senso a un periodo difficile, facendomi realizzare con mano per la prima volta quanto la nostra sofferenza sia legata alla fine di ogni contatto con gli elementi naturali. Quanto vivere in città sia disumano, letteralmente, quando danneggi tutti, più i poveri dei ricchi ma in definitiva, in misura minore, anche i primi. I bambini, soprattutto. Ci restano i parchi, che non sono però Natura. Spesso trascurati, con il verde abbandonato e malato, sporchi, gli alberi mozzi per la manutenzione sbagliata o assente, restituiscono un senso di malattia. Non sono oasi nel cemento, fanno parte della città, sono città anch’essi. 

Ma tra i tanti elementi elementi che mi hanno accompagnato con potenza davvero terapeutica n’è uno che in particolare ho riscoperto con stupore: il vento. Quello che fa sbattere le finestre, inchinare le cime negli alberi, sollevare foglie. Mi son chiesta come si possa vivere senza vento. Eppure noi lo facciamo perché in città i palazzi lo intrappolano, lo uccidono, lo spengono. Il vento è una voce che sembra, letteralmente, metafisica, venire da un luogo che non conosciamo. Il vento esiste, è oggetto, sta lì nella sua possanza ontologica eppure noi non lo abbiamo mai considerato con parte della realtà di cui abbiamo bisogno. Il vento cura, che se i cambiamenti climatici lo hanno reso sempre più violento, innaturale, pericoloso. Abbiamo cambiato anche il vento e questo è una cosa che dovrebbe farci riflettere. Perché il vento era, anzi è, un nostro alleato. 

E infatti il vento ci dà energia, quella che ancora sfruttiamo poco, quella che alcuni paesi, come la Danimarca, hanno invece deciso di utilizzare in maniera principale. Energia pulita, che non deturpa i paesaggi se non si vuole deturparli, che trasforma questa forza metafisica in fisica, la fa entrare nel mondo come una risorsa che si può quantificare. E che ci consente di agire muoverci, vivere. Il vento è vita. Cerchiamo di non perdere il contatto con questa forza magnifica ed insegniamo ai nostri figli ad ascoltarlo, respirarlo, rispettarlo, amarlo. 

(4 aprile 2020)