Le parole per il dopo/14: Scuola

Piccolo vocabolario etico perché tutto tutto ciò che è successo non riaccada

Ci è mancata tantissimo nei lunghi mesi della crisi ed è lì unica cosa che non può essere in alcun modo rimpiazzata da un surrogato digitale. La scuola a distanza è stata utile, ha mantenuto un collegamento tra bambini e insegnanti, tra famiglie e scuole. Se ben organizzata, è stata un surrogato comunque importante, per passare contenuti e anche una forma di socialità. 

La scuola, però, resta la scuola e resta anche al centro della società. La scuola è la cosa più importante che esista, il pilastro di ogni nazione, il pilastro del mondo. E’ stato triste vedere come, invece, nel nostro paese se ne è parlato pochissimo, come se non contasse o come, peggio, fosse un semplice parcheggio per bambini mentre i genitori lavorano. Si è parlato di riapertura economica ignorando che non ci può essere nessuna riapertura se le scuole restano chiuse. 

Quello che un bambino impara nei primi anni della sua vita dà per sempre la forma alla sua vita. E se è vero che è la famiglia che crea il carattere, che indirizza un bambino anche verso una strada di felicità o di sofferenza, è vero che la scuola può fare tantissimo. Può rompere il, circolo deterministico per cui bambini di famiglia povere sono destinata a mestieri bassi e poveri. Può rompere il circolo emotivo, per cui bambini che vengono da famiglia con sofferenze emotive e conflitti sono destinati a loro volta a ripeterli. La scuola per i bambini è contenuto e forma, la scuola è ragione ed emozioni, la scuola è anche assoluta socialità. 

Ecco perchè se vogliamo una società nuova, e se vogliamo anche un ambiente protetto, dobbiamo sempre e comunque puntare sulla scuola. L’educazione ambientale ed ecologica che si può fare nelle scuole è qualcosa di prezioso e importantissimo. Se gli adulti ignoranti di climate change votano per sovranisti e populisti che ci portano al collasso, i bambini e i ragazzini che imparano cos’è un ecosistema e come può implodere e collassare e come noi possiamo impedirlo saranno presto gli adulti di domani. Speriamo di avere abbastanza tempo per vedere i giovani, ai quali dovrebbe essere consentito di votare a sedici anni, chiedere una rivoluzione ecologica drastica, quella che oggi possono solo gridare in piazza ma senza, almeno una parte, poter esercitare il diritto di scegliere i propri rappresentanti. 

“Il mondo vive grazie al respiro dei bambini nelle scuole”: questa massima ebraica mi accompagna da sempre, sta nella mia email come frase fissa. Credo che sia, letteralmente, l verità. Personalmente, quando sono triste, vado a scuola dei miei figli mezz’ora prima della chiusura, mi siedo su una panchina di marmo del giardino e ascolto le voci dei bambini: loro mi danno gioia, speranza, luce. I bambini sono tutto, ma i bambini senza scuola sono bambini deprivati di qualcosa di essenziale. Ho vissuto a stretto contatto con i miei figli per settimane e settimane, è stato importante e bello, ma continuo a pensare, come ho scritto varie volte, che l’home schooling sia una pratica per poche famiglie numerose e con tanta campagna davanti. Ma forse neanche per loro. 

La scuola si può ripensare, la scuola può cambiare, cambierà se deve. Avremo altre crisi di fronte a noi che porteranno, forse, altre chiusure, crisi ecologiche, probabilmente. bisognerà attrezzarsi, trovare altre modalità, che non siano però solo digitali. Ma la scuola deve restare, sempre, al centro. Della vita dei bambini, di quella sociale. Del dibattito pubblico, soprattutto, quando invece così non è. 

(25 aprile 2020)