Per chi da tempo si occupa di ambiente, la corsa frenetica a invocare il risparmio energetico di queste settimane ha un che di dolorosamente surreale. Si parla di abbassare la temperatura degli uffici pubblici, spegnere i lampioni, addirittura limitare la velocità delle macchine, spegnere o ridurre l’uso del condizionatore. Tutte cose che si sarebbero dovute fare già da tempo, in nome di un’altra emergenza altrettanto grave della guerra, ovvero la tragica crisi climatica. Invece niente, sono stati necessari massacri di civili perché si cominciasse in Italia a parlare di risparmio energetico.

In questo contesto la domanda di Draghi, premier che pure si trova a gestire un momento di enorme pressione e grandissima difficoltà, assume contorni inquietanti. Chiedere infatti se vogliamo la pace o il condizionatore è semplicemente un nonsense.Che però, anzitutto, colpevolizza i cittadini rispetto a qualcosa di cui non hanno nessuna responsabilità, anzi addirittura scarica su di loro la possibilità che la guerra finisca o meno, quando invece sono travolti da una frustrante impotenza.

L’assurdo sta anche, come dicevo, nel fatto che fino a ieri venivamo invitati a consumare a consumare, nel nome appunto della crescita senza fine, e oggi improvvisamente ci sentiamo sgridati per il fatto che facciamo quello che le istituzioni ci hanno sempre spinto a fare. Il risparmio energetico, infatti, è una responsabilità della politica e delle istituzioni, non è per nulla una questione privata. La transizione ecologica non si fa sugli sforzi soggettivi dei cittadini, se non c’è una politica che coordina, aiuta, incentiva e, anche, impone. Nulla di tutto questo c’è stato finora.

All’improvviso, dunque, dobbiamo correre a risparmiare per non sentirci responsabili della guerra. E questo appunto è un primo assurdo. Ma c’è un secondo motivo per cui la battuta di Draghi è allarmante. Perché, semplicemente, vuol dire che non sa in alcun modo cosa sia davvero la crisi climatica e soprattutto i motivi per cui i condizionatori non si possono spegnere. Le risposte al cambiamento climatico, com’è noto, ma evidentemente non così tanto, sono due: entrambe fondamentali, ma la prima di più. E cioè la mitigazione, ovvero tutte quelle misure volte a frenare il riscaldamento e l’aumento di temperatura (in primo luogo, la decarbonizzazione e lo stop totale alle fonti fossili, ma anche lo stop agli allevamenti intensivi animali, lo stop alla deforestazione etc). E le misure di adattamento, quelle cioè che non agiscono nel fermare l’aumento di temperatura ma a rendercelo sostenibile.

Siccome agire sul primo fronte è più complesso e faticoso, e si vanno a toccare numerosi interessi, di fatto fino ad oggi alla crisi climatica si è risposto soprattutto con l’adattamento. E il condizionatore, diciamo, ne è il simbolo più emblematico. Purtroppo per come sono le nostre città, per gli andamenti climatici delle nostre estati – ondate di calore sempre più roventi e lunghe – specie nelle città ma ormai non solo, vivere senza condizionatore è letteralmente impossibile. L’alternativa è, letteralmente, morire di caldo e infatti questo accade nelle popolose città di altri paesi più poveri (ed è accaduto da noi prima che le città fossero climatizzate). Questo non vuol dire che non si possa usare il condizionatore in maniera più consapevole, ma che chi sostiene che si possa fare a meno non ha capito la gravità della crisi climatica.

Ecco perché la battuta di Draghi è doppiamente preoccupante. Perché colpevolizza chi nulla c’entra con la guerra, ovvero noi cittadini, e sembra esprimere una totale inconsapevolezza della gravità della crisi climatica. Presto usciranno le previsioni dei siti meteo catastrofici sull’estate e che getteranno altra ansia su quella che già abbiamo, prevedendo estati bollenti e punte di 50 gradi. Siti sciagurati, da non visitare, ma che pur si basano su un minimo di verità. Il punto purtroppo è che pandemia, guerra e crisi climatica si intrecciano tra di loro in maniera gravissima, come gli scienziati avevano peraltro previsto. Ma non si può pensare di risolvere un elemento ignorando l’altro. Purtroppo la situazione è ancor più difficile di quanto appaia. Almeno chi ci governa dovrebbe saperlo. Chi altri sennò?

Il Fattoquotidiano.it aprile 2022

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