Razionateci l’acqua, per favore. Ma fatelo subito, a partire da domani. Fatelo anche nelle zone dove l’acqua ancora c’è e magari abbondante. Fatelo in tutta Italia e non solo per risparmiare acqua, ma perché è l’unico modo, diretto, decisivo per far capire che la crisi climatica esiste.

Articoli sulla crisi da un lato, vasca piena dall’altro

Viviamo in un assoluto paradosso. Articoli di giornali raccontano ormai da mesi, anzi di più, la siccità del Po, la crisi idrica del Paese, il futuro minaccioso senz’acqua.

Eppure possiamo andare in bagno, aprire la vasca e riempirla più volte al giorno.

Possiamo lavarci i capelli quando vogliamo, insomma usare l’acqua che ci pare, addirittura quella potabile anche per lo scarico del wc e per lavarci. In questo modo, però, capire la crisi climatica è difficile.

Si crea una sorta di contraddizione. Da un lato so, a livello razionale, che la crisi c’è, ma il fatto che, dall’altro, anche l’acqua ci sia e abbondante ci rassicura, e ci fa emotivamente rimuovere l’emergenza.

Proviamo a immaginare cosa succederebbe se l’acqua fosse razionata. Se l’avessimo cioè alcune ore al giorno. Se dovessimo litigare per farci una doccia, se fossimo costretti a lavarci i capelli una volta alla settimana. Lo stress aumenterebbe, ma insieme a esso anche le domande: perché non c’è acqua? Perché la razionano? Ce lo chiederebbero anche i nostri figli. E a quel punto una risposta dovremmo trovarla.

Il contatto tra paura e informazione

Probabilmente le persone comincerebbero a informarsi, a chiedere. Allora finalmente ci sarebbe il contatto della parte emotiva con quella razionale, la paura da un lato, l’informazione dall’altro. Allora finalmente la crisi climatica entrerebbe nella pancia delle persone, perché è entrata nelle loro case.

Proprio di recente, ho visto il film Siccità di Paolo Virzì, uscito, dopo il cinema, sulle piattaforme.

A livello di sceneggiatura è un po’ sgangherato, i personaggi non sono poi così credibili, alcuni appaiono macchiette. Eppure, Virzì ha fatto un’operazione veramente coraggiosa di cui avevamo profondamente bisogno. Ha infatti tradotto le aride informazioni sulla crisi climatica, quelle gridate da scienziati e climatologi perfettamente inascoltati, in realtà concreta. Ha fatto vedere come sarebbe una società senz’acqua, qualcosa che possiamo cominciare a immaginare e che ha un volto drammatico. Fatto soprattutto di conflitti, di scontri, di manifestazioni, di persone che scendono in piazza per protestare.

Fatto di disagio fisico, perché senz’acqua ci si ammala, fatto di malattie. “Voi non sapete l’odio che c’è là fuori”, dice un ragazzo adolescente alla madre. Ed è una frase chiave, perché è quella di un ragazzo che scopre il mondo (senz’acqua) che i genitori gli hanno lasciato.

Finalmente i tg e talk show parlerebbero di crisi

Lo spazio, molto rassicurante, tra le notizie della crisi e la crisi sulla nostra pelle si va riducendo e il contatto prima o poi avverrà. Non sappiamo quando. Tuttavia, siccome sicuramente ci sarà, conviene, appunto, anticiparlo. Farlo accadere cioè quando ancora le risorse sono discrete, farlo quando ancora un margine di azione, sempre più piccolo, ancora c’è.

Razionare l’acqua quando l’acqua ancora non è finita, insomma, sarebbe una mossa fondamentale. Scioccante, sicuramente, ma molto meno di quanto lo sarebbe farlo in maniera ancor più violenta quando la siccità diverrà ancora più drammatica.

Razionare l’acqua consentirebbe, anche, finalmente, far sì che i media, i talk show, i tg, tutti si occupassero del tema. Consentirebbe a scienziati e climatologi di spiegare la situazione, dire forte la loro posizione.

Nelle case con l’acqua razionata, le persone li ascolterebbero con la massima attenzione. Comincerebbe a farsi domande. Questo probabilmente è qualcosa che chi ci governa teme, come d’altronde teme la siccità le cui “soluzioni” sono di una complessità estrema e soprattutto richiedono interventi a lungo e lunghissimo termine. Ma in ogni caso la strada è segnata.

E dunque vietatemi ora di fare il bagno, toglietemi la possibilità di utilizzare quattro o cinque litri di acqua per sciacquare un vasetto, o quella di fare una o più lavatrici al giorno, come fanno alcuni che magari vogliono le lenzuola profumate di bucato ogni sera. Levateci questa possibilità. E finalmente smetteremo di fare finta di niente. Ci fermeremo.

Alzeremo la testa. Cercheremo informazioni su internet. Cominceremo a capire. E quindi anche a protestare, a chiedere protezione e aiuto.

Razionateci l’acqua, per favore. C’è solo da guadagnarci.

Pubblicato su LaSvolta del 28 febbraio 2023

Razionateci l’acqua, per favore. Ma fatelo subito, a partire da domani. Fatelo anche nelle zone dove l’acqua ancora c’è e magari abbondante. Fatelo in tutta Italia e non solo per risparmiare acqua, ma perché è l’unico modo, diretto, decisivo per far capire che la crisi climatica esiste.

Articoli sulla crisi da un lato, vasca piena dall’altro

Viviamo in un assoluto paradosso. Articoli di giornali raccontano ormai da mesi, anzi di più, la siccità del Po, la crisi idrica del Paese, il futuro minaccioso senz’acqua.

Eppure possiamo andare in bagno, aprire la vasca e riempirla più volte al giorno.

Possiamo lavarci i capelli quando vogliamo, insomma usare l’acqua che ci pare, addirittura quella potabile anche per lo scarico del wc e per lavarci. In questo modo, però, capire la crisi climatica è difficile.

Si crea una sorta di contraddizione. Da un lato so, a livello razionale, che la crisi c’è, ma il fatto che, dall’altro, anche l’acqua ci sia e abbondante ci rassicura, e ci fa emotivamente rimuovere l’emergenza.

Proviamo a immaginare cosa succederebbe se l’acqua fosse razionata. Se l’avessimo cioè alcune ore al giorno. Se dovessimo litigare per farci una doccia, se fossimo costretti a lavarci i capelli una volta alla settimana. Lo stress aumenterebbe, ma insieme a esso anche le domande: perché non c’è acqua? Perché la razionano? Ce lo chiederebbero anche i nostri figli. E a quel punto una risposta dovremmo trovarla.

Il contatto tra paura e informazione

Probabilmente le persone comincerebbero a informarsi, a chiedere. Allora finalmente ci sarebbe il contatto della parte emotiva con quella razionale, la paura da un lato, l’informazione dall’altro. Allora finalmente la crisi climatica entrerebbe nella pancia delle persone, perché è entrata nelle loro case.

Proprio di recente, ho visto il film Siccità di Paolo Virzì, uscito, dopo il cinema, sulle piattaforme.

A livello di sceneggiatura è un po’ sgangherato, i personaggi non sono poi così credibili, alcuni appaiono macchiette. Eppure, Virzì ha fatto un’operazione veramente coraggiosa di cui avevamo profondamente bisogno. Ha infatti tradotto le aride informazioni sulla crisi climatica, quelle gridate da scienziati e climatologi perfettamente inascoltati, in realtà concreta. Ha fatto vedere come sarebbe una società senz’acqua, qualcosa che possiamo cominciare a immaginare e che ha un volto drammatico. Fatto soprattutto di conflitti, di scontri, di manifestazioni, di persone che scendono in piazza per protestare.

Fatto di disagio fisico, perché senz’acqua ci si ammala, fatto di malattie. “Voi non sapete l’odio che c’è là fuori”, dice un ragazzo adolescente alla madre. Ed è una frase chiave, perché è quella di un ragazzo che scopre il mondo (senz’acqua) che i genitori gli hanno lasciato.

Finalmente i tg e talk show parlerebbero di crisi

Lo spazio, molto rassicurante, tra le notizie della crisi e la crisi sulla nostra pelle si va riducendo e il contatto prima o poi avverrà. Non sappiamo quando. Tuttavia, siccome sicuramente ci sarà, conviene, appunto, anticiparlo. Farlo accadere cioè quando ancora le risorse sono discrete, farlo quando ancora un margine di azione, sempre più piccolo, ancora c’è.

Razionare l’acqua quando l’acqua ancora non è finita, insomma, sarebbe una mossa fondamentale. Scioccante, sicuramente, ma molto meno di quanto lo sarebbe farlo in maniera ancor più violenta quando la siccità diverrà ancora più drammatica.

Razionare l’acqua consentirebbe, anche, finalmente, far sì che i media, i talk show, i tg, tutti si occupassero del tema. Consentirebbe a scienziati e climatologi di spiegare la situazione, dire forte la loro posizione.

Nelle case con l’acqua razionata, le persone li ascolterebbero con la massima attenzione. Comincerebbe a farsi domande. Questo probabilmente è qualcosa che chi ci governa teme, come d’altronde teme la siccità le cui “soluzioni” sono di una complessità estrema e soprattutto richiedono interventi a lungo e lunghissimo termine. Ma in ogni caso la strada è segnata.

E dunque vietatemi ora di fare il bagno, toglietemi la possibilità di utilizzare quattro o cinque litri di acqua per sciacquare un vasetto, o quella di fare una o più lavatrici al giorno, come fanno alcuni che magari vogliono le lenzuola profumate di bucato ogni sera. Levateci questa possibilità. E finalmente smetteremo di fare finta di niente. Ci fermeremo.

Alzeremo la testa. Cercheremo informazioni su internet. Cominceremo a capire. E quindi anche a protestare, a chiedere protezione e aiuto.

Razionateci l’acqua, per favore. C’è solo da guadagnarci.

Razionateci l’acqua, per favore. Ma fatelo subito, a partire da domani. Fatelo anche nelle zone dove l’acqua ancora c’è e magari abbondante. Fatelo in tutta Italia e non solo per risparmiare acqua, ma perché è l’unico modo, diretto, decisivo per far capire che la crisi climatica esiste.

Foto di Josch13 da Pixabay

Pubblicato su LaSvolta.it del 28 febbraio 2023

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