Se pensate che il sesso sia cosa tutta naturale, vi sbagliate: plastiche, ftalati, pvc, nichel, derivati dal petrolio arrivano – attraverso preservativi e giocattoli erotici – nelle zone più irraggiungibili, provocando non solo infertilità, disturbi ormonali e metabolici, allergie, ma anche, tra un gemito e l’altro, irrimediabili danni all’ambiente. “Fuck yourself not the planet”, è uno degli slogan dei ragazzi di Greta: e per fortuna, infatti, l’alternativa esiste, visto che il mercato – che vale 15 miliardi di dollari ed è in vertiginosa crescita – sta producendo sempre più sexy toys e vibratori plastic free e carbon neutral. Il vibratore o il dildo? Oggi non solo molti sexy shop li riciclano, ma ne esistono tantissimi di tipo ecologico – alcuni con forme naturali, ad esempio di foglia – senza ftalati, con tanto di packaging naturale e ovviamente fatti di materiali biodegradabili o riciclabili: da quello realizzato con polimeri di mais a quelli in legno, magari provenienti da foreste sostenibili oppure abbinato a piani di riforestazione. Ma vanno forte anche i dildi – o le pallina da geisha da inserire in vagina – in vetro, che si può scaldare ed è immortale, oppure in acciaio inossidabile, gomma naturale o silicone medicale. E le batterie del vibratore? Rigorosamente ricaricabili, anche se possono trovare sex toysabbinati a piccole stazioni di ricarica fotovoltaica, oppure esemplari a energia cinetica che sfruttano i movimenti del corpo o  con ricarica a manovella. Per i veri sado-masochisti – ma non verso la natura – esistono poi corde naturali per bondage e fruste di gomma riciclata, fatta addirittura con le camere delle biciclette. E poi c’è il tema preservativi, 4 miliardi quelli prodotti e buttati ogni anno: meglio in lattice bio, o realizzati con gomma del commercio equo e solidale o con budello di pecora –biodegradabile – oppure veg, senza sostanze di origine animale. Via anche i lubrificanti fatti coi derivati del petrolio, sì solo se composti di acqua e estratti di piante, olio di cocco, aloe vera. 

Insomma, oggi il sesso etico non è quello unicamente coniugale, ma quello integralmente ambientale. E infatti, a rigor di logica, non bisognerebbe acquistare eco-dildi, ma usare le cose già a disposizione, dalle candele alle verdure (e come lubrificante? Niente di meglio che l’ecologica saliva). Inoltre, come suggerisce il movimento francese della Generations Cobayes, promotrice dell’ “eco-orgasmo”, bisognerebbe rendere tutto il sesso ecologico: e dunque farlo a luce spenta, all’aria aperta, cenando prima in un ristorante biologico, arieggiando bene la stanza, e ovviamente niente panna. Resta un unico dubbio: dal sesso climaticamente corretto, di sicuro piacevle, i figli nascono o no? Gli ambientalisti sono divisi tra chi sostiene che siamo in troppi e di chi dice che il problema non è il numero, ma i pochi che inquinano. Speriamo che il cruccio non si traduca in litigate rovina-tutto. Magari proprio sotto trapunte senza perfluorurato e sopra lenzuola di cotone organico. Sarebbe davvero un (eco)peccato.

Dicembre 2019, Il Fatto Quotidiano

Foto di Anna Shvets

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