Dimenticate Sting e le sue lunghissime sessioni di sesso, segnate da orgasmi prolungati.
A sentire chi il Tantra lo pratica o lo insegna davvero oggi in Italia – dove i corsi e i seminari sono centinaia ed è difficile discernere tra docenti seri e improvvisati – questa disciplina è un’esperienza anzitutto spirituale.
“Si tratta di una via amorevole, che non ha a che vedere con sessualità e orge, una pratica per conoscere se stessi, non per affinare tecniche sessuali. Certo, le persone cercano in questa strada anche delle risposte sulla propria sessualità, ma soprattutto cercano un modo più autentico e ‘nutriente’ di stare nel contatto. E la maggior parte si sorprende di vivere un’esperienza che mai si sarebbe aspettata”. A parlare è Sharmjla, che a Roma organizza, in coppia con il suo compagno, seminari mensili e workshop.
“Il Tantra”, spiegano a sua volta José e Resya della scuola TantraLove di Milano, “è una delle poche discipline che utilizza tutti e sette i ‘chakra’ che ci compongono, compresa la sessualità, o meglio l’eros, che nutre tutte le altre. Ma, appunto, non si utilizza solo il piacere, anche se la pratica tantrica è intrinsecamente piacevole, dato che la Via tantrica è anche chiamata la ‘via al Piacere’. I tantrici antichi avevano scoperto che il piacere apre le energie del corpo, e attiva processi di guarigione”.
Insomma, nessun inseguimento ossessivo dell’orgasmo, ma neanche un’unica strada precisa da seguire. Ogni docente, infatti, ha i suoi strumenti.
“Il Tantra è una via apolide, poco normata, non come il buddismo per esempio, dove c’è una Guida e una serie di norme” dicono sempre José e Resya. Si va dal respiro al tocco leggero, dal massaggio rituale alla meditazione. Tutte le scuole prevedono diversi livelli di approfondimento, ma nomi e contenuti delle pratiche possono variare, “nel Tantra non c’è nulla di vietato, ma neanche nulla di obbligatorio. L’importante è un approccio armonico”.
Nudi, ma per ‘mettersi a nudo’
Ma allora cosa si fa durante gli eventi di tantra?
“Quando l’incontro è individuale noi procediamo così”, spiega Sharmjla. “Prima c’è uno spazio di ascolto di circa un’ora per individuare il bisogno della persona e informare in che modo il Tantra potrebbe essere d’aiuto, poi subentra un rituale che può arrivare a due ore e che si pratica generalmente in nudità, dove l’obiettivo di quello che potremmo definire uno ‘yoga del contatto’ è la liberazione dal flusso ripetitivo dei pensieri, l’ascolto del corpo, lo sblocco delle emozioni e di tutti i livelli energetici, da quello sessuale fino a quello spirituale: è molto frequente, ad esempio che una persona pianga di commozione o che acceda a istanti di profonda coscienza di sé. Nei workshop invece si lavora in coppia, a volte in nudità, che simboleggia però il mettere a nudo la propria anima, non l’erotismo o la sessualità in senso stretto. Le coppie vengono scelte sulla base di affinità energetiche evidenziate durante alcuni lavori iniziali, tranne quelle che arrivano già formate e si insegna loro a praticare un rituale che, di nuovo, non ha nulla a che fare con la sessualità così come la immaginiamo. L’ultima volta, ad esempio, ho chiesto a tutti di guardarsi negli occhi per almeno dieci minuti e tutti sono andati avanti spontaneamente fino a mezz’ora, rimandando un’esperienza di connessione profonda e di intensa pace. Insomma, noi non siamo quelli che alla fine della pratica indicano il cestino in cui trovare i preservativi, ma questo non vuol dire che l’aspetto sessuale venga bandito: è una dimensione che viene considerata dopo tanta pratica perché deve raggiungere una qualità altissima, appagante, estatica, altrimenti meglio andare in un privé”.
Un “orgasmo dell’anima”
Parla invece di un “orgasmo dell’anima”, Marta, che lavora a Pescara.
“Lo scopo è quello di coltivare l’energia e di espanderla, riportando equilibrio e riconnessione interiore, attraverso il tocco tantrico, un tocco consapevole di ascolto dove il sentire ‘guida’. Affinché il corpo sia totalmente ricettivo e l’energia possa fluire è fondamentale respirare per trascendere l’attività mentale ‘educandola’. Solo così riusciamo a scardinare tensioni ed emozioni arrivando allo sblocco emozionale, liberazione spesso associata al pianto. Si tratta di un percorso/trattamento sensoriale, non (solo) sensuale dove è possibile raggiungere un orgasmo emozionale, dell’anima, a prescindere dal tocco ai genitali, poiché l’energia quando fluisce senza resistenza alcuna è già di per sé orgasmica generando una beatitudine globale sconfinata alla totalità del corpo. Sento e vivo il Tantra in modo molto profondo, spirituale, sia nel donarlo che riceverlo ed ogni volta che accade l’orgasmo dell’anima per me è come il ‘parto’ del proprio sé, una vera rinascita”.
“Così ha cambiato la mia vita”
Cosa raccontano, invece, gli allievi che frequentano corsi di Tantra?
Francesco, manager aziendale, è approdato al Tantra dopo la fine di un matrimonio burrascoso e l’inizio di una nuova relazione con una donna che veniva dallo yoga.
“Lo yoga è una pratica un po’ rigida e soprattutto solitaria. Invece il rituale tantrico è un’esperienza di meditazione che si esprime in relazione con un’altra persona: è uno scoprire sé stessi nell’ascolto dell’altro. E infatti la cosa più bella è che dopo alcuni mesi di pratica sono riuscito ad entrare in contatto con la mia compagna in maniera più profonda di prima. Oggi, nella quotidianità, nei gesti di ogni giorno, riusciamo a vivere il rapporto con più sacralità e senso di gratitudine e anche la nostra intimità è decisamente migliorata, si è fatta qualitativamente più ‘densa’. Non solo: il Tantra, proprio in quanto disciplina di crescita interiore, in poco tempo, aiuta a adottare comportamenti, chiamiamoli, di ‘disinnesco’: aiuta a rompere routine sbagliate, abitudini mentali o blocchi fisici che sono all’origine di tanta parte delle nostre frustrazioni”.
Anche Claudio, che vive tra Roma e Milano, pratica il Tantra da qualche anno.
“Fondamentalmente ci insegnano, attraverso coccole, tocchi leggeri e massaggi da praticare all’altro, a essere aperti, disponibili, tanto da arrivare a riconoscere l’intima natura dell’essere vivente di fronte a te, condividendone lo stesse sentire, ‘amandolo’ pur non volendo formare una coppia o una famiglia. Questa pratica aiuta soprattutto le donne vittime di una società patriarcale, ma aiuta anche gli uomini, costretti sempre a mostrarsi duri e puri, a provare emozioni profonde. Si provano vibrazioni intense, è un’esperienza estasiante, che qualche volta può sfociare in una relazione vera e propria”.
Dal ristoratore al religioso
Dati sulle persone che frequentano scuole di Tantra non ce ne sono. Chi lo insegna, però, racconta di numeri in continua crescita, e di un’età media relativamente elevata.
“Tendenzialmente si tratta di persone che si sono fatte alcune domande su di sé e la propria crescita, e questo avviene dopo i trenta o quarant’anni”, spiegano José e Resya, “ma comunque nel Tantra non c’è un vincolo di età, perché trattiamo di energie, e non di involucri estetici”.
Quanto alle classi sociali di provenienza c’è, invece, di tutto.
“Ho avuto dal ristoratore all’ingegnere, dal filosofo alla psicologa, dall’avvocato alla scrittrice. Vengono da noi anche persone di profonda fede cattolica”, spiega Sharmjla, che lavora molto sul rapporto tra maschile e femminile e sulla liberazione da stereotipi e condizionamenti che ne bloccano le potenzialità.
Come approfondire, in conclusione, questa strada? Il consiglio di chi lo insegna è unanime: più che leggere tomi e libri sul Tantra, è meglio provare un rituale.
“Il Tantra è un corpus filosofico molto vasto, difficile da sintetizzare in poche parole”, concludono José e Resya. “Se dovessimo spiegarlo con una battuta, possiamo dire che unisce immanenza e trascendenza, corpo e spirito, sessualità e spiritualità, estinguendo ogni dicotomia tra sopra e sotto, facendo incontrare persone nella loro interezza e nella loro integrità, senza divisioni interiori. Ma per capirlo, e soprattutto averne i benefici, la via dell’esperienza è in assoluto la migliore”.
(Pubblicato su Business Insider.it il 22/12/2019)
Foto di Charry Jin per Canva