Scrittori che impallidiscono alla richiesta di una dedica, star che vacillano di fronte a groupies affamate di autografi, infine, soprattutto, una moltitudine crescente di persone colte dal panico quando si tratta di firmare un assegno, scrivere un post-it al collega o lasciare un biglietto alla signora delle pulizie: sono gli effetti della (an)alfabetizzazione digitale, che ci sta facendo dimenticare l’arte millenaria della scrittura a mano. Per fortuna, però, c’è un piccolo esercito in crescita: sono i neoamanti della scrittura a mano, nuovi amanuensi che, armati di pennini a punta, penne d’oca, pennarelli calligrafici, stilografiche e calami, affollano i corsi di scrittura e calligrafia per imparare il corsivo inglese, il gotico, l’onciale, gli alfabeti di pietra, le maiuscole. “Sono più di vent’anni che lavoriamo per diffondere la conoscenza della calligrafia, ma mai come in questi ultimi anni stiamo notando un interesse crescente: i nostri corsi sono pieni”, racconta Anna Schettin, esperta calligrafa e cofondatrice, insieme ad altri esperti e docenti, tra cui l’artista Francesca Biasetton, dell’Associazione Calligrafica Italia. Che in numerose città italiane organizza corsi di calligrafia – come “Ripassiamo l’italico”, “La pancia della o: lettere insolite”, “Variazioni sulle maiuscole”, “Svolazzi: dalla penna d’oca alla cola pen” – oltre che di storia della scrittura e corsi per bambini. “Mentre fino a poco tempo fa si pensava alla scrittura a mano come qualcosa di retro”, continua Schettin, “oggi non solo la calligrafia è diventata fondamentale in settori come la grafica – per rispondere ad esempio all’uso massiccio di font globalizzati – ma soprattutto viene riscoperta da persone che vogliono ritrovare il piacere di scrivere e tornare a riconoscersi nella propria scrittura”. Anche i grafologi  stanno riscoprendo una nuova stagione: da esperti in perizie calligrafiche si trasformano  in rieducatori e terapeuti della scrittura: “Mentre un tempo la scrittura a mano era un modo per rappresentare se stessi, sempre di più assistiamo a scritture poco caratterizzate, scarne, spesso illeggibili”, spiega Serena Baldassarre, grafologa, educatrice della scrittura e docente del primo master italiano per consulenti didattici e rieducatori della scrittura (brevettato da Alessandra Venturelli), organizzato dall’Università di Ferrara. “Oggi aiutiamo persone che soffrono di disgrafie o che magari devono fare un concorso pubblico. La grafologia diventa sempre di più anche grafoterapia, visto che ormai abbondano gli studi che dimostrano come la fabbricazione manuale del pensiero aiuta l’apprendimento e aumenta la sicurezza di sé”. E proprio una diminuzione dell’ansia e un incremento della fiducia nelle proprie capacità, oltre che una diminuzione delle difficoltà di scrittura e una maggiore padronanza del corsivo, sono alcuni dei risultati  che emergono da un esperimento sulla scrittura a mano condotto dal Laboratorio di Pedagogia Sperimentale dell’Università di Roma tre in due scuole romane, i cui risultati saranno presentati nel corso del convegno che si terrà il prossimo 28 novembre,Nulla Dies Sine Linea. Per una ricostruzione della capacità di scrittura. “Abbiamo avuto una valanga di iscrizioni”, spiega il pedagogista Benedetto Vertecchi, direttore del Laboratorio. “Non solo l’esperimento ha evidenziato la possibilità di invertire la tendenza al deterioramento della scrittura, ma ha mostrato come nei bambini la pratica costante della scrittura funzioni come fattore di cambiamento positivo della percezione del sé”. E non è un caso, infatti, che l’altro fronte nel quale esperti di calligrafie e grafologi sono sempre più impegnati siano le scuole, dove le insegnanti non hanno più gli strumenti per insegnare a scrivere e i bambini imparano spesso automatismi sbagliati. Proprio nelle scuole lavora Monica Dengo, autrice del libro Le penne in pugno (e dei siti www.scritturacorsiva.it efreehandwriting.it) e responsabile del Centro internazionale delle arti calligrafiche e del libro. Anche qui si organizzano corsi per ricominciare a studiare le relazione tra corpo delle lettere e spaziatura delle righe, realizzare manoscritti, scoprire la giusta inclinazione di penne e pennini. E dove non serve il computer:  solo matite, gomme, temperini, squadre e quaderni. 

Pubblicato su Il fatto quotidiano di giovedì 20 novembre 2014.

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