INTERVISTA A CAROLA RACKETE

Movimenti e ricercatori attenti ai temi della decrescita smontano in questi giorni la comunicazione dei governi secondo cui la pandemia è una catastrofe naturale casuale. Lo ricorda la Lettera aperta per la decrescita che sta rimbalzando in tutto il mondo. A quella lettera, ai populisti, alla possibilità di vivere questo tempo come occasione di trasformazione sociale per aggiustare il mondo è dedicata questa intervista rilasciata da Carola Rackete che, dopo la sua straordinaria lotta a Lampedusa con la Sea Watch, ha trascorso diversi mesi in Antartide e America latina. «Il clima si sta riscaldando a causa dell’uso di combustibili fossili, la biodiversità sta scomparendo per via dell’eccessiva estrazione di risorse e del consumo del suolo, e la disuguaglianza sta aumentando a livello mondiale e nazionale come conseguenza della struttura del sistema capitalista – dice Carola – È esattamente la cosiddetta “normalità” di prima che ci ha portato qui… La decrescita è fondamentale»

Potresti dirci innanzitutto dove hai trascorso questo periodo di quarantena? Che cos’hai pensato quando sono iniziate a diffondersi le prime notizie riguardo alla pandemia? Hai avuto paura? Pensi che le limitazioni alla libertà siano state introdotte nel rispetto della democrazia?

Ero ancora in Antartide e in Sud America quando è iniziata la pandemia e fortunatamente la maggior parte dei paesi sudamericani ha messo in quarantena i viaggiatori in arrivo, quindi il virus non si è diffuso rapidamente. Negli ultimi venti anni ci sono state diverse pandemie come Mers, Sart, Ebola, ecc. Ciò che mi preoccupa di più è che la crisi climatica e la devastazione ambientale aumenteranno la trasmissione e la diffusione delle malattie in futuro. Penso che nella maggior parte dei paesi d’Europa le limitazioni siano state democratiche. Sono casi eccezionali ad esempio l’Ungheria, che ha sfruttato lo stato di emergenza per creare fondamentalmente una dittatura. Anche altri paesi, come la Turchia o l’India, non hanno gestito bene il lockdown, informando i cittadini molto tardi e bloccando i trasporti prima che le persone potessero persino tornare a casa propria, obbligando molti lavoratori pendolari in India a tornare dalle città alle loro case in campagna camminando per centinaia di chilometri.

Pensi che i mezzi di comunicazione abbiano fatto un buon lavoro in questo periodo, nel modo in cui hanno diffuso informazioni sulla pandemia? Oppure pensi che abbiano trascurato l’importante connessione tra la pandemia e la devastazione ambientale, evidenziata invece da numerosi scrittori e scienziati? In questo periodo stiamo affrontando la difficile “fase 2” a cui seguirà poi la terza. Come lo immagini tu, invece, il futuro immediato? Come dovrebbe essere secondo te?

Penso che la crisi abbia fatto capire a molte persone che la salute di amici e parenti è molto più importante di ciò che oggi chiamiamo economia. Ci offre l’opportunità di capire ciò che conta davvero nella nostra vita per sentirci felici e quali sono i valori più importanti nelle nostre società. È per questo che l’obiettivo delle nostre politiche non dovrebbe essere la crescita economica, ma piuttosto il benessere delle persone, come hanno già fatto, ad esempio, Islanda, Scozia e Nuova Zelanda. Siamo già in un’”epoca di crisi”: il clima si sta riscaldando a causa dell’uso di combustibili fossili, la biodiversità sta scomparendo per via dell’eccessiva estrazione di risorse e del consumo del suolo, e la disuguaglianza sta aumentando a livello mondiale e nazionale come conseguenza della struttura del sistema capitalista. È esattamente la cosiddetta “normalità” di prima che ci ha portato qui. Le soluzioni devono essere altre.

Hai sottoscritto la Lettera aperta per la decrescita, che prende in considerazione diversi aspetti: uno dei più importanti è quello di produrre e usare esclusivamente beni e servizi essenziali. Pensi che sia giusto? Decrescita significa felicità? Credi nella tecnologia? A cosa dovremmo rinunciare e a cosa no?

Sono state condotte moltissime ricerche scientifiche sulla felicità e su come raggiungerla. La soddisfazione di esigenze primarie come cibo, alloggio, salute, istruzione, lavoro sicuro ecc. sono alcune delle condizioni per la felicità. Inoltre, gli esseri umani hanno bisogno di valori come la comunità, la famiglia e l’amicizia, oltre a cose interessanti e stimolanti su cui lavorare e concentrarsi. La decrescita non propone di produrre e consumare solo beni e servizi essenziali, quanto piuttosto di rivalutarli e indirizzarli in modo tale da garantirli a tutte e tutti. Le attività che dovrebbero essere abbandonate non sono indiscriminatamente tutte le attività “non essenziali”, ma quelle che distruggono la vita sul pianeta. Ciò che dobbiamo fare per mantenere il consumo di risorse entro i limiti ecologici del pianeta è ridurre il nostro consumo complessivo nel Nord globale e ridistribuire ciò che viene utilizzato. Anche all’interno delle nazioni europee ci sono enormi differenze nell’uso delle risorse tra gruppi diversi, ad esempio uno studio di Julia Steinberger (2020) dimostra che molte persone nel Regno Unito non volano mai, mentre poche prendono quasi tutti i voli. Quasi tutta la crescita economica raggiunta nell’ultimo decennio è passata nelle mani di pochissime persone e non ha fatto molto per sollevare le popolazioni dalla povertà. Ciò di cui abbiamo bisogno è un sistema economico disegnato intorno alla ridistribuzione e che non metta tutto il reddito nelle mani delle poche persone, industrie e lobby già ricche che fanno pressione sui parlamenti. La tecnologia può senz’altro contribuire a un miglioramento, ma bisogna anche tenere a mente che quando le risorse vengono “risparmiate”, vengono poi impiegate per qualcos’altro che prima non era necessario, oppure per creare nuovi prodotti. È il cosiddetto rebound effect (effetto rimbalzo). Ad esempio, la maggiore efficienza di produzione si traduce in schermi delle TV sempre più grandi. Non c’è mai stato un disaccoppiamento assoluto tra crescita economica e consumo di risorse legato all’innovazione tecnologica. Per questo la decrescita è fondamentale.

Durante la pandemia, le emissioni di CO2 sono crollate notevolmente. Credi che la pandemia potrà contribuire alla lotta contro il cambiamento climatico oppure rischiamo di perdere questa partita fondamentale?

La riduzione di CO2 è molto minore rispetto alla CO2 già rilasciata nell’atmosfera, che si accumula e rimane per molti anni. Abbiamo da decenni le soluzioni per ridurre le emissioni di CO2 a livello globale e non c’è assolutamente alcun motivo per essere felici di un’enorme tragedia come la pandemia. La pandemia dimostra che un cambiamento drastico delle nostre vite è possibile e che alla fine questo cambiamento può salvare delle vite. Per la crisi ecologica deve valere lo stesso. Dobbiamo agire con decisione. Se sfruttiamo questa opportunità per pensare e cambiare, allora possiamo migliorare le attuali condizioni economiche delle persone e migliorare il futuro dei loro figli, costruendo un sistema centrato sul benessere di tutte e tutti e sulla ridistribuzione della ricchezza esistente invece che su una maggiore estrazione di risorse, che causa riscaldamento climatico e la perdita di biodiversità.

Credi che la pandemia beneficerà Donald Trump alle prossime elezioni statunitensi? In generale, credi che l’era dei populisti e dei nazionalisti sia giunta alla fine oppure no?

I populisti ci saranno sempre. Possiamo osservare che esistono allo stesso tempo forti tendenze umane ad aiutare il prossimo nella propria comunità da un lato, e nazionalisti che cercano di incolpare “altri” per la pandemia dall’altro – gli attacchi contro cinesi e asiatici ne sono la dimostrazione. Tuttavia, ci sono anche reti emergenti che mirano a unire le forze progressiste, come la Progressive International, che lunedì 11 maggio 2020 ha lanciato la sua missione in questa direzione, con la quale spera di unire diversi movimenti a livello globale, elaborare una visione politica condivisa e promuovere i media indipendenti.

Per concludere, ci puoi dire qualcosa di te? A cosa ti stai dedicando? Hai avuto notizie di Salvini in questi mesi? Sta per essere processato, mentre tu sei stata pienamente assolta. Hai qualche commento a riguardo?

Ho trascorso l’inverno lavorando in Antartide, come otto degli ultimi nove anni, per una campagna di Greenpeace per garantire un “Trattato globale sugli oceani” a livello delle Nazioni unite, il cui obiettivo è di proteggere la biodiversità in alto mare al di fuori della giurisdizione nazionale, creare e gestire aree marine protette e garantire che la pesca e altre industrie estrattive come le miniere siano controllate. Non seguo la stampa italiana.

Hanno collaborato alla pubblicazione dell’articolo Mario Sassi, Paolo Cacciari e Lorenzo Velotti.

Pubblicato su Comune.info il 14 maggio 2020.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *