Cosa penso della ‘famiglia nel bosco’ e perché sto dalla loro parte
Sto seguendo con un misto di apprensione e stupore la vicenda della cosiddetta“famiglia nel bosco”, ovvero la famiglia composta da due genitori e tre bambini che sarebbe ora sotto stretta osservazione dei servizi sociali, dopo la richiesta di un magistrato di togliere i bambini ai genitori. Alcune fonti di stampa riportano che ai genitori è stata levata la patria potestà, ma questo aspetto non è chiaro visto che per ora i bambini continuano a vivere con i genitori nella loro casa.
Quando esiste una richiesta di un magistrato e si attivano i servizi sociali bisognerebbe, prima di parlare, conoscere esattamente i dettagli della vicenda. I servizi si sono attivati dopo una segnalazione seguita a un probabile avvelenamento da funghi che avrebbe coinvolto tutta la famiglia, forse appunto per ingestione di funghi colti con un po’ di disinvoltura.
Quello di cui si può scrivere, invece, è il modo con cui la vicenda è stata riportata dalla stampa, ad esempio dal Corriere della sera ma anche dal Messaggero, con gravi errori e inesattezze rivelatrici di una certa mentalità. Per lo più si è parlato di una situazione in cui i bambini vivevano “senza acqua ed elettricità corrente”, scaldandosi solo con un camino e praticando l’unschooling. In realtà, come ha scritto benissimo il giornalista ambientale Sergio Ferraris, la questione può essere letta in un’altra maniera: “Una famiglia decide di vivere nei boschi (e già butta male perché nei boschi ci si va a caccia, ma viverci no) e per il Corriere della Sera e i servizi sociali mancano l’acqua, l’energia elettrica e i servizi elettrici, ‘sostituiti’ con pozzi e pannelli solari, il camino d’inverno. Si leggano fotovoltaico, pozzo naturale e biomasse. Tutte fonti al di fuori del conformismo sociale ed economico dominante”. Ancora, scrive sempre Ferraris: “E’ evidente dalle foto che i due coniugi non sono estremisti che si ispirano alla preistoria. Gli abiti sono di fattura industriale, si notano sullo sfondo teli, brocche e suppellettili varie, l’abitazione ha un tetto di coppi e si intravedono dei pallet da trasporto. Tutto fa pensare non a degli integralisti verdi, ma a una famiglia attenta all’economia circolare”.
Per quanto riguarda l’unschooling o “home schooling“, va ricordato che nel nostro paese non è obbligatoria la scuola, ma l’istruzione, che può essere tranquillamente parentale, fatta dai genitori o da insegnanti esterni, come sembrerebbe in questo caso. Dunque, da quel che si evince non si tratta di genitori – peraltro laureati – che, magari, come purtroppo ancora accade, in preda a una filosofia “naturista” estrema smettono di curare i propri figli quando si ammalano con la medicina tradizionale, seguendo metodi antiscientifici come quello Di Bella o Hamer. Qui c’è semplicemente una famiglia che vive in modo alternativo rispetto alla vita in città, e che anzi rappresenta un modello, a suo modo, di decrescita, proprio quella verso cui esperti di clima e di scienze sociali invitano ad andare per evitare il collasso del pianeta.
Eppure questo modo di vivere è troppo scandaloso, così tanto da arrivare a dei paradossi, come quello per cui avere i pannelli solari equivale ad essere “senza elettricità”. Come molte persone hanno scritto commentando la notizia, appaiono molto più problematiche le vite di quei bambini sedentari che mangiano junk foode cibi ultra-processati e che sono talmente privi di natura da essere tutti carenti di vitamina D. Bambini sempre più in sovrappeso e in vero deficit di contatto con alberi, sassi e rami.
Insomma, se da un lato è ovvio dire che non ci si può in nessun modo sostituire a chi sta seguendo da vicino il caso, dall’altro, guardando la vicenda per come viene raccontata dalla stampa, una mezza idea ce la si fa: chiedere di togliere tre bambini da una casa in mezzo al bosco per mandarli in comunità o case famiglia appare visibilmente incomprensibile e soprattutto frutto del nostro conformismo che ci fa pensare a vite diverse, meno “ricche” di beni inutili e tecnologia e più a contatto con la natura, come vite carenti. E che ci fa apparire scandaloso vivere solo con l’energia dei pannelli e scaldarsi con il camino.
Ripeto: famiglie in preda a un’ideologia di natura assoluta che porta addirittura a respingere ogni cura tradizionale ce ne sono purtroppo, ma non sembrerebbe questo il caso, da quel che si legge. E certo, raccogliere i funghi con leggerezza è un errore grave da parte di un genitore, ma se si attivassero i servizi sociali per tutti gli errori che facciamo non resterebbe forse un bambino in famiglia.
Questa storia, mi pare, racconta soprattutto del nostro terrore verso vite spoglie di confort. E dell’incapacità, appunto, di immaginarci un altro modo di vivere. Privo di alcune cose, ma ricco senz’altro di altre. E, dettaglio non proprio trascurabile, realmente sostenibile, a differenze delle nostre vite comode, ma inquinanti e ad altissimo tasso di emissioni.
Fattoquotidiano.it 4 novembre 2025